Un testamento olografo redatto in casa. Nessun testimone. Un'eredità che potenzialmente andrebbe a beneficiare un'organizzazione benefica a discapito dei membri della famiglia. L'innovativa decisione della Corte Suprema dello Stato della California ha cercato di dipanare un altrimenti inconciliabile contenzioso successorio.

Un testamento olografo redatto in casa. Nessun testimone. Un'eredità che potenzialmente andrebbe a beneficiare un'organizzazione benefica a discapito dei membri della famiglia. L'innovativa decisione della Corte Suprema dello Stato della California ha cercato di dipanare un'altrimenti inconciliabile contenzioso successorio.

L'antefatto

Nel 1984 Irving Duke redasse un testamento scritto di suo pugno, senza testimoni (un c.d. testamento olografo, valido in California ed in altri Stati federati, all'occorrere di determinate circostanze) con il quale lasciò tutti i suoi beni a sua moglie, Beatrice Duke. A suo fratello, Harry Duke, il de cuius lasciò solo 'l'importo di un dollaro'.

Il testamento prevedeva poi che 'dovessimo, mia moglie...ed io, morire nello stesso momento, la mia eredità andrà divisa in due parti uguali – una metà andrà alla City of Hope, in nome della mia amata sorella, Sig.ra Rose Duke Radin. L'altra metà andrà devoluta al Jewish National Fund, affinché possano essere piantati degli alberi in Israele in nome e a devota memoria dei miei genitori – Bessie e Isaac Duke'. Il testamento proseguiva poi col prevedere che Irving 'volutamente ha pretermesso tutte le altre persone, eredi o non, laddove non specificatamente richiamate in questa sede...'.

Il testamento tuttavia nulla diceva per il caso in cui Beatrice gli fosse premorta, cosa che effettivamente avvenne. Beatrice infatti morì nel 2002. Irving, invece, morì nel 2007 senza lasciare né coniuge né prole.

Nel marzo 2008 il Jewish National Fund e la City of Hope (di qui in poi, le 'organizzazioni benefiche') rivendicarono di essere i soggetti legittimati a beneficiare dell'eredità. Sei mesi dopo, i Radin (nipoti di Irving) affermarono di avere diritto all'eredità del de cuius, in quanto suoi unici eredi legittimi.

Sentenza in primo grado ed in appello

In primo grado le organizzazioni benefiche addussero, a supporto della propria posizione, degli elementi di prova mediante i quali contavano di corroborare la tesi che la volontà testamentaria di Irving – in caso di premorte di Beatrice – lasciava intendere che le organizzazioni benefiche avrebbero dovuto essere i soggetti beneficiati dall'eredità. Tuttavia il Tribunale, in primo grado, non accolse detta argomentazione ed affermò che il testamento era affatto ambiguo, rifiutandosi quindi di prendere in considerazione le prove estrinseche della volontà di Irving. Pertanto, secondo le norme della successione legittima, l'eredità di Irving andò ai Radin.

La Corte d'Appello della California confermò la sentenza emessa in prima istanza. Ciononostante, la Corte sembrò in qualche modo turbata dal risultato:

'Siamo consapevoli del fatto che le ultime disposizioni testamentarie di Irving, sebbene appropriate se uno si dovesse limitare al linguaggio utilizzato, non appaiono tuttavia rispondenti alla volontà testamentaria del de cuius. È infatti evidente che Irving voleva disporre della propria eredità attraverso dei lasciti, innanzitutto in favore della moglie e, in subordine, laddove questa gli fosse premorta, alle organizzazioni benefiche. È difficile immaginare che, avendo lasciato dei legati specifici alle organizzazioni benefiche in nome e a memoria dei suoi cari, Irving intendesse che tali disposizioni fossero efficaci solo e soltanto nell'eventualità di commorienza sua e della moglie.' La sentenza del giudice di appello si chiude con un'argomentazione di questo tenore: 'Forse è giunto il momento che la nostra Corte Suprema consideri se vi siano dei casi in cui le azioni contano più delle parole, quando si tratta di valutare la reale volontà testamentaria del de cuius.'

Sentenza della Corte Suprema dello Stato della California

La Corte Suprema della California dunque ribaltò la decisione. La Corte infatti affermò che un testamento, pur se non ambiguo, può essere 'corretto' se 'prove chiare e convincenti dimostrano che il testamento contiene un errore nelle espressioni utilizzate dal testatore al momento della redazione del testamento, ed altresì se dette prove rivelano l'intento specifico e reale del testatore al momento della redazione del testamento'.

Due motivazioni principali sono a fondamento della decisione della Corte Suprema.

Innanzitutto, il Codice delle successioni californiano non preclude che la giurisprudenza elabori e sviluppi dei principi circa l'ammissibilità delle prove deduttive. In questi termini, sempre in California, viene in rilievo il famoso caso Estate of Russell.

In Russell, Thelma Russell lasciò un testamento olografo valido con cui lasciava '...tutto ciò che possiedo, i miei beni mobili e immobili, a Chester H. Quinn e a Roxy Russell'. La disposizione in oggetto creò confusione circa l'identificazione di chi Roxy fosse e, pertanto, a tal fine vennero considerate degli elementi indiziari. Risultò poi che Roxy era il cane di razza airedale della testatrice, a lei premorta. Dopo che il signor Quinn e la nipote della testatrice si diedero battaglia sino ad arrivare alla Corte Suprema della California, la porzione di eredità di Roxy finì col passare agli eredi legittimi della testatrice ma non senza che la Corte si esprimesse circa il ruolo che gli elementi estrinsechi di prova possono svolgere nei contenziosi successori, così di fatto allargandone la portata.

In secondo luogo, vi è una consolidata prassi giurisprudenziale in California che ammettere le prove deduttive al fine di correggere errori materiali, per stabilire se un documento debba considerarsi un testamento o non, ed addirittura al fine di modificare il contenuto letterale della scheda testamentaria anche altre quanto ivi esplicitatovi.

La Corte Suprema californiana riconosce le evidenti preoccupazioni che sussistono per il caso in cui il testimone principale sia deceduto. Tuttavia, al fine di dissipare tali preoccupazioni, la Corte ha previsto che l'onere della prova debba essere assolto con prove chiare e convincenti, quindi con uno standard più alto rispetto al normale bilanciamento delle probabilità.

Pertanto, nella questione in oggetto, la Corte Suprema della California rinviò il caso al Tribunale di primo grado affinché considerasse se gli elementi indiziari fossero chiari e convincenti e se così emergesse chiaro l'intento di Irving di voler lasciare la sua eredità alle organizzazioni benefiche nel caso in cui Beatrice gli fosse premorta.

Conclusione

Il fulcro della decisione parrebbe risiedere nel fatto che, laddove gli elementi probatori siano chiari e convincenti, è possibile correggere non solo meri errori materiali nella redazione del testamento, ma anche la stessa volontà del testatore, giacché 'negare detta correzione vorrebbe significare ostacolare la volontà del testatore e così risultare in un ingiusto arricchimento di beneficiari non intesi come tali dal testatore'. Inoltre, le Corti devono ricostruire i testamenti 'in conformità alla volontà del testatore ed evitare la necessità di dover ricorrere alla successione legittima'.

Questo sembra proprio essere stato il caso e la Corte Suprema sembra avere fatto la cosa giusta. Se le organizzazioni benefiche riusciranno poi a far valere le loro ragioni è ancora cosa tutta da verificare, ciononostante sembra abbastanza improbabile che Irving intendesse – con il suo testamento olografo – voler escludere totalmente dall'eredità le organizzazioni benefiche per il caso di premorienza della moglie anziché di commorienza.

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